Riflessioni su Arborea – Endurance.
Ricevo dall’ amico Sardo: giornalsita, allevatore e proprietario di cavalli.
Un commento sulle gare endurance dei giorni 18-19-maggio 2019.
Nello scorso fine settimana all’Horse Country di Arborea l’endurance ha celebrato i Campionati Italiani assoluti, più tre gare internazionali e la tappa regionale. Ha dominato le due giornate di gara Carolina Tavassoli Asli che sabato ha vinto il Campionato Italiano di 160 km con Valda du Vallois e domenica ha stravinto la 120km con Taris di Gallura. Nel campionato solo sfumature hanno impedito la vittoria di Costanza Laliscia, mentre al terzo posto è arrivata Isabella Bonetto con Ottello.
La gara CEI 2* dei giovani, poco da dire, rimango dell’opinione che ci dovrebbero essere almeno 5/6 partenti, altrimenti deve essere definita qualificante, comunque molto brava Giorgia Ielo con Calaminta Bosana a 18,3 km/h. Nella 120 km dopo la Tavassoli Asli in souplesse, sono arrivate a 35” di seguito le tre amazzone Sarde Alessia Mattera, seconda con Tiziana, Jessica Dessì, terza con Tajah e Cristiana Cantagalli, quarta con Nenetta. Nella internazionale di 90km vittoria di Carmine Calvanese con Luke in volata davanti a Francesco Serra con Quark Baio e Giuseppe Murrali con Malaspina Bella.
Nelle gare regionali nella Cen B si è imposta Bianca Mattera con Unaiza, nella regolarità lunga ha vinto Letizia Orecchioni con Thair e nella regolarità breve vittoria di Costantino Sanna con Burgesu.
Considerazioni: pochi partenti tra Campionato e Coppa:35 binomi ( i sardi tutti presenti compatibilmente con le qualifiche dei cavalli); totale assenza federale (da leggere come totale disinteresse federale); tra assenza e disinteresse federale è normale che si faccia flop, no sponsor, no piano di comunicazione; la Sardegna, numericamente piccola, nonostante questo continua a fornire ottimi cavalli e buoni cavalieri, ma sconta un disinteresse nazionale allo sviluppo dell’endurance; non credo che tutti siano commercianti di cavalli, ma posso affermare che i quattro sardi della 160 km e tre dei loro cavalli non erano in gara con questa ottica, se come credo c’era anche qualche cavaliere di cui non so la storia, penso che la metà dei concorrenti del Campionato correvano per vincere senza altri fini; le CEI2*, per essere credibili dovevano essere una sola gara con classifica avulsa per i giovani; magari se qualcuno si sforza capisce il sacrifio dei sardi per poter partecipare agli eventi nella penisola, potrebbe dunque essere utile per ripensare un endurance a misura d”uomo; se i costi sono elevati non sarebbe più ragionevole fare gare nazionali con inviti a stranieri in modo mirato, con giudici nazionali e veterinari nazionali. Il modello attuale di Endurance è molto distorto e si continua a spingere nella logica di portare i costi ancora più su; la logica è quella della Formula 1, ma l’endurance non ha appeal per il pubblico, e tutti si ragiona solo sui petrodollari da far arrivare in tasca; ad una professionalità apparente corrisponde una pochezza complessiva, guerra per bande, che rende la situazione ingovernabile.
Questo il pessimismo della ragione, a me rimane ancora l’ottimismo della volontà.
Piccola ultima riflessione: se si rivedono i risultati recenti si può affermare che l’endurance è uno sport che si declina al femminile, le vere vincenti sono loro (saranno le donne a salvarci?). Si sono celebrati i Campionati Italiani è un eufemismo.
Giovanni Manca
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